Questo blog genera un impatto sociale minore di zero!

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Effetto di Massa....

29.1.10


Da un pò di tempo a questa parte i GDR occidentali stanno dicendo la loro attraverso tonalità decisamente persuasive. Mass Effect è sicuramente l' esempio massimo di come questa categoria riesca, con una semplicità imbarazzante, a migliorarsi di continuo.
Per questo (e per altri motivi) stamattina mi sono catapultato dal mio rivenditore di fiducia a recuperare la mia personalissima copia di Mass Effect 2.
Un gioco che, stando alle ultime anteprime emerse dal web, promette di impartire una sonora batosta a tutti coloro che hanno perso fiducia nel potere dei sequel.
Ora datemi il tempo di rinvigorire la mia sociopatia analizzando quest'opera sopraffina, ci rivediamo per una recensione senza esclusione di colpi.

P.S.

Sbavando sulla copertina ho notato un dettaglio decisamente "inquietante".
Cosa ci fa Yvonne Strahovski in un gdr!? Non lo so, ma la cosa mi ringalluzisce alquanto.


Quel che non sapete sul wrestling [EPILOGO]




... "ah, bèh, è chiaro che il Greg ha fatto una marchetta per i suoi amici dell'i-ci-dàbliu, che prima ci faceva pure il commentatore..."

"che in realtà sono tutte palle... perchè su internet puoi scrivere quello che ti pare, vedrai che sarà la solita stupidaggine"


Ma col cazzo.




Vi riporto l'ultimo comunicato ufficiale della direzione artistica ICW, datato 28 Gennaio:

Carissimi!

Finalmente ecco la notizia bomba che stavate aspettando!

ICW TURBO tutti giorni sul canale 988 di SKY - Tele Italia Sport

Ore 20.00: la puntata

Ore 22.30: la replica

E tutte le domeniche alle 19.30 il riassunto della serata.

Clicca qui per tutte le info:
http://www.icwwrestling.it/NewsHome10/teleitaliasport.htm


Ci vediamo sul canale 988 di SKY!!!




Sono entrati in Europa ed ora invaderanno le vostre comode abitazioni.
Mi sembra fin troppo evidente che si fa sul serio.

Seguite il link e cominciate a tremare.



P.S. il fatto di essere stato parte della realtà ICW nella sua fase di pre-maturità non può che rendermi ora più che mai fiero, felice e pronto a supportarli per l'eternità ed oltre. Il resto l'ho già detto qui.


ITALIANS DO IT BETTER
and ICW
DOES THE BEST


I ♥ Silvio...

28.1.10

Alberto Peruzzo Editore.
Forse vi ricorderete di questa casa editrice per pubblicazioni magistrali quali:
  • Dimagrire Mangiando
  • La mia casa
  • Top Salute

Quel che è certo è che da domani la salderete definitivamente ai vostri cuori per questo:


A.K.A. "L'esclusivo libro fotografico, realizzato con le più belle immagini a colori degli eventi storici che hanno visto protagonista il nostro presidente del consiglio SILVIO BERLUSCONI"

Un volume che vanta, oltre un contenuto intellettuale "gargantulesco", un titolo in rilievo, una copertina semi rigida con risvolti, un grande formato e dulcis in fundo una carta SUPERPATINATA. Il tutto alla "modica" cifra di 9,90 € (10€ ,effettivamente, sarebbero stati troppi!).
Ora però sorge un dubbio.
Perchè dovrei essere tentato da un volume di siffatta magnificenza quando, a conti fatti, il prezzo non giustifica del tutto la spesa. Certo, la copertina è oltremodo invitante. Vuoi per la posa "Michelangesca" che fa molto "Creazione di Adamo". Vuoi per quel braccio teso (il secondo da sinistra) che ricorda molto "un saluto antico" (ma non troppo!). Vuoi per quel tricolore che troneggia sul titolo di copertina. Certo il tutto è stato rilegato con una cura maniacale che strizza l'occhio all'idolatria. Eppure qualcosa manca.
Fossi stato nel Sig. Peruzzo avrei di certo arricchito l'edizione con i seguenti gadget:

  • Un paginone centrale/poster con le virtù della Signora D'addario in bella mostra.
  • Una stampa del Duomo di Milano da ritagliare, utile a creare un modello in scala di carta in 3D (non letale ovviamente!).
  • Un CD con le barzellette più belle del Premier.
  • Un capello del premier da sfoggiare a mò di reliquia.
  • Una T-shirt con il logo "I Silvio".
  • Un quiz per i bambini con la ripoduzione fedele delle mani di Silvio.
Insomma, le idee originali di certo non mancavano.
Eppure questa campagna mediatica "aggressiva" (date un occhio alle reti mediaset) , condotta in risposta al tristemente famoso attentato al premier e alle maldicenze che sono seguite, ha scelto la via dell'umiltà.
Nove euro e novanta per condividere col Premier i momenti più belli, ma anche quelli più tristi, della sua lunga e prolifera carriera.
Un must che non può non troneggiare sulla vostra libreria.

Correte in edicola.

Quel che non sapete sul wrestling


... è sicuramente tanto, TROPPO.

A cominciare dal fatto che non è una banale americanata di fine secolo ma una forma di spettacolo, espressa attraverso il confronto fisico fra due o più partecipanti, che esiste almeno da quanto esistono il cinema ed il football, con una diffusione ed una popolarità su scala mondiale a loro comparabile.


E da qui vi si potrebbe spiegare che il wrestling è una disciplina che si appella a regole precise, scientifiche tanto nella componente atletica, quanto in quella scenografica e di comunicazione col pubblico e che, in quanto disciplina, è in grado di essere insegnata, tramandata e diffusa.


Pensate un pò, dal 2001, è ufficialmente riconosciuto e praticato in tutto il territorio italiano.
I fautori di questa impresa sono i ragazzi dell'Italian Championship Wrestling.


Cliccando sull'immagine potrete constatare che non si tratta esattamente di una combriccola di liceali in calzamaglia.
Anche qui nella penisola, se si lavora duro, con tanta passione ed altrettanta serietà si riesce a creare qualcosa di valido ed alternativo.
Incredibile ma vero.

E, pensate un pò, i nostri hanno lavorato talmente bene da poter inserire due lottatori del proprio roster all'interno del Campionato Europeo dei Pesi Massimi UEWA.
Che non è esattamente merda.
Perchè nel resto d'Europa il wrestling è uno spettacolo rispettato, divulgato e beneficia di un continuo scambio culturale fra nazioni e continenti (l'America tutta ed il Giappone in primis). E' una realtà che funziona, cresce, si espande, si autosostiene e, nella maggior parte dei casi, remunera.


Anche noi calciatori mangiapennette sanremesi siamo entrati in questo sistema. Promossi con lode.
Ed è bene che si sappia.
E' bene rendere onore a chi è riuscito a costruire un'organismo indipendente e funzionante, un progetto, un monumento alla propria passione con la materia di cui sono fatti i sogni.





Qui il link alla notizia.
Qui una lista dei prossimi show ICW.



ITALIANS DO IT BETTER

The House of the Devil...COMBO!!!

27.1.10


Squillino le trombe, rullino i tamburi...

...siamo alla terza "COMBO RECENSIONE"e non abbiamo la minima intenzione di fermarci.




QUEL GREG ACCANTO AL CIMITERO:


Ce ne fosse ancora bisogno, dopo soltanto 20 minuti dalla schermata introduttiva si comprendono con chiarezza le regole fondamentali per la realizzazione di una pellicola "tesa e pesa":

- una sceneggiatura
VIVA; pulsante, veloce senza mai essere in corsa, che si svuoti e si riempia a cicli brevi e continui.
-
idee, non devono essere necessariamente migliori di altre, purchè siano consistenti ed efficaci
- una colonna sonora non fighetta, non arraffata dalla top chart di Apple.com ma
artigianale ed in linea con la sceneggiatura di cui sopra
- budget calcolato con
logica pull = prima la progettazione e poi il denaro necessario, per evitare sprechi, abbellimenti privi di senso ed altre vaccate
- un cast di attori
professionisti, in antitesi alla categoria degli attori esibizionisti
- meccanismi di sospensione dell'incredulità inseriti in frammenti di pellicola
brevi, quasi istantanei, e non troppo ricamati


Detto questo, valutare la bellezza di House of the Devil è assolutamente superfluo.
Piuttosto soffermiamoci sul fatto che il
salto nel passato non sia provocato dai colori caldi, dalle atmosfere mute à la Bob Clark o dalla scenografia retrò ma dalla consapevolezza che tanta qualità in un film horror ci appaia come roba d'altri tempi.



E RED VIVRA' NEL TERRORE L'ALDILA':
emulazione [e-mu-la-zió-ne] s.f.
  • 1 Bisogno, desiderio di uguagliare o superare qlcu.

  • 2 inform. Esecuzione, tramite un apposito software, di programmi previsti per un certo tipo di elaboratore su un altro, dotato di caratteristiche diverse

  • 3 dir. atto di e., atto emulativo

Nella fattispecie del caso il termine "emulazione" potrebbe, apparentemente, sembrare fuoriluogo.
The House of the Devil, infatti, non persegue l'obbettivo e/o il desiderio di "fare le scarpe" ai grandi del cinema horror che contaminarono, come il migliore degli incubi, i sogni di grandi e piccini in seno ai tanto rimpianti anni ottanta. No.
Questa produzione "sui generis" non è nemmeno una celebrazione "strappalacrime e commovente" dei "bei tempi che furono", quanto piuttosto un monito (magistralmente camuffato) per tutti quei piccoli-grandi produttori che perseverano nella loro ignorante presunzione cinematografica espressa per mezzo di quella MERDA che troneggia sui nostri cinema e che ci inganna di continuo.
Perchè a conti fatti il VERO cinema horror è questo. Quello povero si, ma nel contempo ricco di una virtù unica che riesce a far breccia nei nostri "sensi ancestrali", riportando a galla quelle specifiche paure che pochi sanno debellare.
Quindi sputiamo sul superfluo, e mentre raccogliamo tutto il catarro necessario ad esprimere il nostro dissenso per le porcate moderne che vantano un'attribuzione ingiustificata al sacro genere horror applaudiamo alla bravura di un Ti West illuminato e illuminante.
Un regista giovane si, che però è stato in grado di:

-
ricalcare "l'angoscia armata di coltello" di una Shelley Duvall in preda al panico su una Jocelin Donahue decisamente ispirata.
-
gestire luci e i colori come soli i grandi hanno saputo fare.
-assimilare grandi intro e fotografie che ancora oggi ispirano i "buongustai" dal palato sopraffino.
-inneggiare ad un genere che per carenza di grazia e virtù è diventato, nel corso del tempo, quasi banale ed obsoleto.
-
ammalliare con una colonna sonora perfettamente calzante e "a tema" (Carpenter sarà sicuramente molto fiero!).
-
riesumare il classico ruolo della "Babysitter troppo fiduciosa" in pericolo che, purtroppo, sembra essere caduto in disuso da un pò di tempo a questa parte.


Insomma, piccoli ma essenziali dettagli che premono per farsi scorgere, in seno ad un vortice di citazioni e strizzate d'occhio, dai superstiti di un' epoca estreamente florida e ispirata e che , per contro, passano quasi del tutto inosservati agli occhi delle nuove generazioni temprate su un metodo di comprensione dell'immagine totalmente deviato dal "semplicismo" forte e diretto che pulsa nelle vene delle nuove produzioni.
A questo punto credo sia alquanto retorico chiedersi perchè un must come
The House of the Devil non sia ancora stato in grado di varcare i confini occidentali (non sono infatti reperibili traduzioni e/o sottotitoli in italiano) , restando gelosamente custodito da una cultura che "una tantum" tradisce le proprie origini...pur non dimenticandole mai.

Alternative

26.1.10

"... avevo problemi col cantiere, sapete, una ragazza sola, al sud... cos'altro potevo fare!?"


Dici oltre a diventare la più famosa baldracca d'Italia?


Bèh, innanzitutto devi aprire un blog o un sito internet, uno di quelli official sia chiaro. Oggi come oggi è d'obbligo.

E a parer mio avresti potuto cercare il successo pubblicando un libro (che poi non è che devi per forza imparare a scrivere, puoi anche delegare la fatica a qualcun altro)

Oppure incidendo un disco, sai, le bonazze porche hanno sempre una discreta fortuna nel mercato discografico. Specie se si imbarcano negli usuali progetti di beneficenza.

O magari salire agli onori della cronaca perseguitando il tuo ex-convivente! Ma questo sarebbe un pò troppo rischioso, non trovi?


Dai, sono consigli buttati lì.
Che se proprio non ce la fai puoi sempre mollare "il cantiere" e continuare con la tua carriera di accompagnatrice...

For Those Who Stayed Satanic

23.1.10



For those who stayed satanic and spat on the words of the Christ
We shall rise volcanic with the black flame burning in our eyes
For those who believed on the dark lord, rebelled for the rights of the strong
The prince of darkness calling us, in the hoofs of Goetes we belong

I sold my soul to the devil many blackened years ago
To gain in life I traded my soul to the bringer of light below
I was lonely but determinated, Lucifer lit my way
The angels of heaven where weeping, knowing they were to be slain

I cast myself to the abyss and I fell a thousand years
I learnt how to breathe in the fire, controlling the farthest in fears
Through torture and self bondage I opened the passage of time
Travelled between the dimensions in my destinies shimmering prime

We're the riders of death culture, the prophets of the flame
Muslim, christian, orthodox... your lies are all the same
Join us in eternal pain, a pleasure beyond all
Come my son, into our realm, we'll catch you when you fall

For those who stayed satanic and spat on the words of the Christ
We shall rise volcanic with the black flame burning in our eyes
For those who dared to stand loyal and never turned their backs
Solemn you shall be rewarded when the morningstar attacks

Satanic rites in lust and fire, exploring the pleasures of flesh
Manhandle all the witches I might come across, let our fire within coalesce

Travel through time and dimensions unknown, we fall and we laugh as we burn
Convert to us the burning dark in wait for father Satan's return

I sold my soul to the devil many blackened years ago
To gain in life I traded my soul to the bringer of light below
I was lonely but determinated, Lucifer lit my way
The angels of heaven where weeping, knowing they were to be slain

I saw the essence of chaos, grew stronger every night
Rituals black and unholy in the brightness of Lucifer's light
Like a raging wave we shall crush the shores without mercy for the weak
Earth shall be flooded in christian blood, of slaughter it shall reek

For those who stayed satanic and spat on the words of the Christ
We shall rise volcanic with the black flame burning in our eyes
For those who believed on the dark lord, rebelled for the rights of the strong
The prince of darkness calling us, in the hoofs of Goetes we belong

Necrophobic, Death to All (Regain Records, 2009)





No ecco, è che li ho visti venerdì sera. Mi sono anche promesso di postare una cronaca dello show quanto prima ma oggi sarò impegnato nel recupero delle mie vertebre cervicali sul pavimento della venue milanese. Sarà per un altra volta.

E venne Darksiders...[RECENSIONE]

21.1.10

Questo 2010 ha decisamente dato il via al timer dell'apocalisse.
Vuoi perchè questo sarà, a tutti gli effetti, l'anno degli action games di lusso (Bayonetta, che è già entrato nei nostri cuori, God of War 3, che li stritolerà a dovere e Dante's Inferno...che...beh, si vedrà) , vuoi perchè i temi utilizzati saranno (e sono!) epicamente devoti ad una monotona (ma pursempre piacevole) ripresa della base "classica" sulla quale si erse per la prima volta il genere.

A questo punto è inutile dire che esistono due modi per trattare di un titolo come Darksiders.
Quello "bacchettone", che lo vede alla stregua di un mero clone di titoli che magistralmente si integrarono, fino a costituirne un punto di riferimento doveroso, nella scia storica del genere (come Soul Reaver, Devil May Cry, God of War e molti altri..) e quello "ammirevole" utile a riconoscere l'insindacabile pregio di un gioco, privo di qualsivoglia originalità innovativa, che riesce comunque a far breccia nei cuori dei "gamer" più incalliti a mò di un' esperienza memorabilmente intensa.
Come sempre ve ne perlerò stando nel mezzo...un pò come l'antieroe protagonista della vicenda, il cavaliere rosso dell'apocalisse a.k.a. Guerra, inviato sulla terra dal Consiglio, oscura trinità garante dell'equilibrio tra forze della luce e delle tenebre, per compiere il suo "sporco" dovere.
Ovviamente, come in tutti i preludi epici che si rispettano, le cose (anche quelle apparentemente perfette) non quadreranno fin da subito. Non vi è infatti traccia dei restanti cavalieri (Fame, Pestilenza e Morte) araldi dell'apocalisse in terra.
Il giocatore dunque si ritroverà da solo, nei panni di Guerra, investito dell'arduo compito di dover riordinare i pezzi di quel puzzle intricato che lo porterà a conoscenza di inquietanti rivelazioni.
Da i due lati , ovviamente, godremo della compagnia nefasta di forze ostili quali quelle della luce (angeli, arcangeli e chi più ne ha più ne metta..) e quelle dell' oscurità (orde di demoni, demonietti, spiriti e simili) che, a mò di giudici super partes, dovremo giudicare nel modo più consono alle nostre virtù naturali.
Il tutto per mezzo di combo ardite, potenziamenti oltremodo allettanti, una varietà originale di armi a nostra disposizione e un sistema di crescita del personaggio vincolato all'evoluzione della vicenda. Sulla base di questi elementi i rimandi ai "padri fondatori del genre" potrebbero, dapprima, risultarvi oltremodo evidenti...come ad esempio una mappa espandibile simbioticamente vincolata alle abilità sbloccate (Metroid), una "mercificazione" delle anime acquisite (Devil May Cry), un sistema evolutivo dei potenziamenti che sadicamente vi imporrà di partire da zero (God of War) e una vasta gamma di accessori "simpatici" come una "quadrilama a boomerang" (Zelda) un rampino (Bionic Commando) e un accessorio utile a creare portali (Portal).
Tutto sommato "l'insalatona di analogie" risulterà così appetibile (tanto è sapientemente gestita) che presto dimenticherete i confronti evidenti valorizzando Darksiders per quello che è e non per quello che sembra. Un titolo che esalta il genere restando pur sempre vincolato ad un' umiltà che solitamente è pretesa dall'ultimo arrivato.
Vi è poi, a sostegno dei giocatori più esigenti, una longevità decisamente discreta (15 ore di gioco circa) che non cede mai il fianco alla noia.

In definitiva Darksiders è un titolo che conquista, soprattutto perchè alla regia/direzione artistica troviamo un Joe Madureira (Battle Chasers, Dio abbia in gloria Cliffhanger solo per quello..e le ragazze di Danger Girl!) decisamente ispirato.
Un particolare encomio va alle atmosfere e ai colori del gioco, orchestrati da una sapiente trasposizione cromatica digitale dell'abilità di Mad!.
Un Otto e mezzo che gambizza un nove pieno solo a causa di un'originalità, purtroppo, assente e una rigiocabilità non propriamente esaltante.
Da avere...anche perchè, come molti di voi già sapranno, la vicenda non si esaurisce con questo primo capitolo.

SPOILER:
Per chi avesse già ultimato il gioco ecco un paio di immagini (Qui, qui, qui e qui) che vi faranno venire l'acqulina in bocca.

Mater Morbi...COMBO RECENSIONE!

19.1.10


Premessa:

In passato vi avevamo già deliziato (?) con critiche a due mani figlie, o meno, delle nostre convergenze di pensiero che alimentano avidamente l’anima oscura di questo blog.

Ora siamo di nuovo qui, insieme, per trattare di un tema molto delicato che ruota attorno all’origine della nostra passione fumettistica come uno stormo di corvi intenti a presidiare il perimetro del loro pasto. Vogliamo parlarvi di Dylan Dog, o meglio della sua ultima fatica marchiata Recchioni & Carnevale…e non possiamo farlo divisi.

Perciò aprite il tamburo della Bodeo, riempitelo di proiettili calibro 10, 35 mm e puntatecela alla testa. Tenetela buona, nel caso dovessimo andare oltre le righe o perché no…diventare dei fottutissimi zombi.


GREG-Mi piace-Dog:



Bellissima, profonda, nociva, dolorosa. Il disegno è perfetto. Ma queste storie devono imparare a crescere e svilupparsi con le proprie gambe, staccando il cordone che le lega al proprio autore.

E non è che scrivere di se stessi "non vale", semplicemente in questo modo non si scrive una storia. Si scrive e punto. E non è quello per cui un lettore di DYD paga, di solito.

Ma facciamo che mi sbaglio. Facciamo che i primi 160 numeri dell'investigatore siano la vita di Sclavi e di pochi altri. Allora in questi ultimi 7-8 anni non avremmo letto praticamente nulla. La serie non esisterebbe. il personaggio si sarebbe ritirato nell'eremo dei disertori.

Ma non è così.

Mater Morbi è una memoria che vede le storie a fumetti passare da dietro il vetro di una camera ospedaliera. Nel frattempo queste la notano e fanno un doveroso inchino alla sua bellezza.



RED-mi piace così così-Dog:


“fare la figura degli stronzi”...una condicio sine qua non che molto probabilmente meriterò al termine di questa "mini" recensione. Perché, come molto probabilmente avrete già intutito, non ho gradito più di tanto quest’ennesima avventura nostrana di Dylan.

Certo, è un dato di fatto che dal connubio tra una mente (Recchioni) e una mano (Carnevale) oltremodo creative e “incostantemente” geniali non possa che scaturirne un capolavoro dalle proporzioni incontenibili, ma è altresì un dato di fatto che la tanto agognata rivoluzione del personaggio che molti fans attendevano sia ancora una volta posticipata a tempi migliori.

Perché a conti fatti Mater Morbi non riesce a sconfinare da quella campana di vetro che metaforicamente rappresenta la trasposizione del vissuto personale del proprio autore.

Dylan Dog è un personaggio vittima della maledizione del suo creatore. Difficile da gestire, vuoi per la sua sociopatia cronica che lo vincola ancora ad usi e costumi legati inscindibilmente ad un tempo che, purtroppo, è in costante evoluzione, vuoi perché è figlio di più padri che a volte dimostrano sfacciatamente di non amare il personaggio. E allora lo usano, ne abusano, lo smontano, lo ricostruiscono, ci giocano. Perché Dylan è, senz’ombra di dubbio, un’icona assoluta del panorama fumettistico italiano e la sua dipartita, come ha fatto notare Greg, equivarrebbe al più triste dei lutti.

E allora lo si mette in fin di vita, appeso come un burattino ai rami di un albero che sa molto di déjà vu. Lo si fa ritrarre da mani esperte nel pieno della sua agonia, come la miglior crocifissione firmata dal più grande degli artisti, e si gioca , ancora una volta, con la scatola delle illusioni.

Perché con Mater Morbi non ci troviamo di fronte ad un Dylan Dog “classico”, ma a un Dylan “replicato”. Un eroe a se stante immerso in un’avventura che volutamente si fa strada attraverso un dolore glorificato, quasi come se fosse una purga per la staticità che aleggiava minacciosa sul capo della serie.

In sostanza…se da un lato John Doe riesce a fondersi perfettamente con Dylan Dog dall’altro Recchioni non riesce (ancora) ad entrare in sincrono con l’ormai divinizzato Sclavi.

Ma questo, fondamentalmente, è un problema con il quale siamo abituati a fare i conti.


Biglietto dall'Inferno

18.1.10
... che uno se ne va tranquillo tranquillo in cerca di novità musicali nei siti di riferimento e scopre a cuor leggero, come per sbaglio, che torna sulle scene la progressive rock band italiana da trent'anni più vicina allo status di CULTO o, meglio, di LEGGENDA.
Signore e signori, il Biglietto per l'Inferno!



La roba triste, che ti fa salire le budella fino al pomo d'adamo è che la news inizia così:

"La band hard-prog, un culto negli anni "70, ritorna in una rinnovata e ampliata formazione per tutti gli amanti, questa volta, del prog-folk. Nata all'inizio degli anni '70 a Lecco, conobbe alcune stagioni strepitose sull'onda dei Festival Rock nei quali furono assoluti protagonisti anche in virtù di un ellepi che, al pari di quello delle Orme, dal Banco o della PFM, disegnava nuovi scenari per la musica italiana. Un Opera che conteneva brani come Confessione, Una Strana Regina o Il Nevare assoluti capolavori nel loro genere nonchè precursori del genere hard-rock che di li a un decennio avrebbe invaso gli stereo dei kids-boppers..."

(erezione, sudore, ansia, salivazione azzerata, pupille in roteazione)

ma al culmine dell'hype, quando stai per strapparti le mutande e per telefonare a tutti quei compagni di liceo con cui urlavi "ho preso dei soldi a un ricco signore / per dar da mangiare a un uomo che muoreeeeeeEEEEEEEHHH eeeeeehhh eehh eeeeehhh eh EEEEEEEEHHHHH" mentre si tornava a casa ubriachi, l'articolo prende questa piega qui:

"La gioia di ritrovarsi insieme in interminabili session e la possibilità di esprimersi in un linguaggio attuale che sposa perfettamente il nuovo folk con un prog più d'annata li spinge a realizzare il progetto del BIGLIETTO PER L'INFERNO.Folk all'interno del quale, oltre alla rivistazione dei brani del primo mitico Lp, trovano posto nuove e colorate composizioni originali di questi otto mirabili musicisti."

A questo punto scopri che hai tralasciato l'indizio nella prima frase dell'annuncio. No, tralasciato stocazzo, è stata una manovra inconscia del tuo cervello per evitare l'improvviso stato di berserk.
Cioè il buon Gnecchi (batteria) ha convertito La Bandella del paese in una tour band per rilanciare la proposta di quel... miracolo di band che era Il Biglietto... IN CHIAVE FOLK!?!?
Meglio: nel
linguaggio attuale del nuovo folk (N-U-O-V-O!?!?!?!?!?) con rivistazioni... un BIGLIETTO PER L'INFERNO.Folk!?
No, per la miseria NO!

E la temperatura torna sotto lo zero, nebbia, pozzanghere ghiacciate, sirene di ambulanze nella testa.

Fregati ancora.

Stuprati ancora.

Tutti noi pirla che non crediamo nella musica usa e getta, pesata con la bilancia del supermarket. Noi che a 18 anni si andava in discoteca di malavoglia, di nascosto come ladri o come traditori, giusto per far contenti gli amici e per agganciare quelle ragazze che per il resto della settimana non ti avrebbero neppure guardato dentro a quella felpa dei Maiden. O noi che magari si ascoltava e si scaricava un pò di tutto ma quando si finiva su dischi come l'esordio del Biglietto il mondo esplodeva e subito dopo implodeva, cambiando radicalmente. O noialtri ancora che si sbirciava fra i dischi di papà che "eh, ai miei tempi questo era un bel disco, quest'altro non è male... questi li ho visti dal vivo... ah questo... Confessione la so a memoria da quel giorno che l'ho sentita alla radio..." e si appoggiava subito l'LP sul piatto e alè... un'altra vita segnata per sempre.

Ecco noi ci prendiamo nel culo queste dosi qua.

E poco conta che torni sul palco anche Fra' Claudio Canali, abbandonando il ritiro monastico per "riaccendere" parole di speranza e di rivoluzione.



Oh, poi magari mi sbaglio.
Anzi, sicuramente sto reagendo in maniera esagerata, sto pigliando fuoco senza motivo.
Sicuramente questo progetto .Folk (bbbbrrrividiii) ha la sua da dire.

Ma voialtri là fuori ve la sentireste di sostituire la chitarra elettrica con del tirulì-tirulero in un pezzo COSI'? Seriamente, lo fareste!?





P.S. l'articolo è preso da qui

RECE - Il mondo dei Replicanti...



E' proprio il caso di dirlo...

...la percentuale di fallibilità che alleggia, come la più minacciosa delle nuvole, sul capo di un prodotto "action/fantascientifico" che si prende la briga di schierare in prima linea un fuoriclasse del settore quale il mitico (e intramontabile?) Bruce
DOVREBBE automaticamente ridursi allo zero.
Scrivo "
dovrebbe" perchè da un pò di tempo a questa parte il mio "sarcasmo critico" risente, in negativo, di un forte senso di pienezza che, lentamente ma inesorabilmente , va convertendosi verso una profonda e difficilmente curabile intransigenza cronica (v. Halloween 2...ma questa è un'altra storia!).
Resta il fatto che non voglio servirmi della recesione di un prodotto mediocre come quello de "Il mondo dei Replicanti (Surrogates)" per sguinzagliare tutte le mie invettive represse contro il "nuovo cinema fantascientifico" che, sfacciatamente e quasi sicuramente involontariamente, osa sfidare con "mezzucoli" i grandi del settore come BLADE RUNNER o i primi due capitoli della saga TERMINATOR (tanto per citarne alcuni!) solo per il gusto di trattare temi sociopolitici avveneristici. NO. Voglio tentare la via magnanima (e l'intransigenza!?) evidenziando solo le lisature più evidenti del completo, trascurando (almeno per il momento!) le toppe/gli strappi interni.
Il mondo dei replicanti vanta origini "cartacee". E' infatti la trasposizione cinematografica dell' omonimo fumetto di Robert Venditti e Brett Weldele (qui da noi edito da Rizzoli in un elegante volume che raccoglie cinque storie) ambientato in un futuro prossimo dove l'uomo è a tal punto vittima della tecnologia da rinunciare alla partecipazione diretta della propria vita sociale, sentimentale e lavorativa per "viverla" attraverso le spoglie di un "surrogato", robot che riproducono alla perfezione ( e in meglio!) gli esseri umani.
Ovviamente l'idea originale trae spunto e forza dalle tematiche sociali più recenti viste e plurimamente analizzate in social network virtuali quali Second-life e, perchè no, in gdr tristemente famosi come WOW (World of Warcraft ndr.) e simili.
La possibilità, quindi, di sottrarsi in tutto e per tutto dalla sempre più triste e monotona realtà quotidiana per favorire una grande (e per alcuni oltremodo piacevole) illusione virtuale esente, per natura, da qualsivoglia male/sofferenza.
Ergo con un'idea del genere in saccoccia il duo
Michael Ferris e John D. Brancato doveva, per forza di cose, far centro...invece:

-L'idea magistrale si devolve facilmente in un "déjà vu" dai tratti nostalgici e tristi. Per farla breve si può dire che parte alla grande per scemare miseramente in una malrealizzazione dai toni rinunciatari.
-La presenza di una figura leggendaria nel settore come quella di
Bruce Willis non riesce a colmare le forti lacune del prodotto che risulta essere a tratti lento e inconcludente.
-La bellezza "acqua e sapone" di Radha Mitchell e Rosamund Pike cede le armi ad un make-up ,volutamente "artificiale", esaltato dai relativi surrogati...malgrado questo il risultato si rivela comunque piacevole.
-(
ATTENZIONE SPOILER!) L'elemento thriller è rovinato da un complotto mal gestito e a tratti quasi ridicolo. Il finale vi lascerà a bocca aperta...ovviamente non per la sorpresa.
-Gli effetti speciali sono essenzialmente spogli di qualsivoglia pretesa....resto dell'avviso che nell'82 quest'ultimi fossero decisamente più ispirati e d'effetto.

In sostanza Il Mondo dei Replicanti si mertia un 6- che tende più all'insufficienza che alla sufficenza.
Potevamo godere di un prodotto dalle tematiche forti e "bacchettone"...e invece ci ritroviamo con l'ennesimo emulo dei bei tempi che furono.



For Those about to Watch... Frankenstein!

16.1.10

Non sapevo che il post-moderno avesse 70 anni di età, giuro. Non ero al corrente che le colonne del revisionismo letterario e cinematografico avessero la radice zero in uno sconosciuto Universal Horror quale è Il Figlio di Frankenstein (1939).

Un'acuto svisceramento delle responsabilità che resero mostri la creatura ed il suo ideatore, secondo le vicende che madame Wollstonecraft ci narrò due secoli fa, apre la pellicola e la fa crescere per una via inedita ed affascinante. Allontana il risultato da quell'inevitabile svolgersi dei fatti che fa sprofondare qualsiasi altro sequel o rilettura della novella originale nell'inferno sulfureo dell'horror rated Z (come
La Moglie di Frankestein, che inspiegabilmente sembra aver fatto schifo solo a me). Quello che fa dire a tutti i tuoi amici "ma che palle i vecchi film dell'orrore...".

Hunting by numbers ecco gli attributi salienti della pellicola:
Una scenografia che è un trattato di magnitudo visiva, ampia, piacevole, da ristudiare mille volte. Campi lunghi, lunghissimi. Campi da calcio. Interrotti dalle linee oblique e dai parallelepipedi dell'espressionismo tedesco per la gioia delle sinapsi.
Una sceneggiatura intelligente, solida e pulita. Ti incolla allo schermo alla ricerca del dettaglio, che sia artistico o nerd-oriented poco importa. Tu rimani attaccato lì.
Un'intuizione troppo semplice per non essere considerata geniale, che rovescia la concezione Prometeica della creatura pur conservando intatta quella del creatore.
Una trinità infinitamente santa alla guida del cast: Basil Rathbone è il figlio del barone Frankenstein, Karloff è ovviamente The Monster (nonostante sia ancora spacciato per un essere enorme ma in realtà venga facilmente raggiunto da Ossoratto in altezza...), Lugosi è [ahah] un Ygor crudelissimo e fuori dalle orbite, peloso, coi denti affilati e l'osso del collo che sporge dai tessuti carnosi.
L'ispettore Krogh (Lionel Atwill, stigran...), quello col braccio sinistro di cartapesta...

Infatti! Esatto!

Il filmone di Brooks è preso all'80% da qui. Il viaggio in treno per arrivare nel posto di "come-si-chiama" al castello. L'abito di tafetà ("...caro!") della moglie di F. L'incontro fra il barone e l'ispettore con tanto di gara a freccette (appuntate sulla potesi e scagliate a casa di dio). La riunione degli anziani del paese, adirati per il ritorno della maledetta famiglia nel maledetto castello. Un Ygor (semplicemente "Igor" qui) padrone della vicenda, personaggio indimenticabile seppure non siano presenti i connotati comici perchè sostituiti degnamente da quelli macabri e da un aspetto ugualmente memorabile. Gene Wylder, scelto perchè quel naso e quei baffetti erano gli stessi di Rathbone.

Mancano la governante terrificante e la superpatata di Inga.
Purtroppo, anzi, per fortuna, le analogie con altre pellicole del mostro si interrompono qui.


Post-modernismo sì. Ma quando sei (probabilmente) l'esemplare zero nella storia del cinema non copi, riscrivi, non ripeti, reinventi.


Un nuovo percorso era stato tracciato e molti di noi ancora non lo sapevano.



"Your father made him. And Heinrich Frankenstein was your father, too!"
"Do you mean to imply then that... that is my brother?"
"(annuisce)... but his mother was lightning!"


Altri Vaccini...

12.1.10


Un'estratto dalla recensione del film Solamente Nero, thriller-giallo diretto da Antonio Bido nel '78, che appare su
Splattercontainer.com (ottimo sito di cinema horror):

"A vedere oggi i thriller italiani di quegli anni non si può non provare un forte senso di amarezza misto a rabbia per quello che il cinema italiano è ormai diventato. Giusto in questi giorni (metà dicembre 2009) la tv ci bombarda con i trailers del'immancabile (ed insopportabile) cinepanettone con De Sica & Co., per non parlare del puntuale film di Pieraccioni di cui si potrebbe anche fare a meno, o della solita riproduzione cinematografica di un libro di Moccia sulle adolescenti in calore. L'amarezza perché il nostro paese ha tante storie e leggende da sfruttare, per non parlare delle località adatte per film di orrore e thriller, come le cittadelle medievali, la stessa Venezia, la campagna emiliana (teatro ad esempio del bellissimo La Casa dalle Finestre che ridono di Pupi Avati), la foce del Po (dove è stato girato Road to L., un vero e proprio parallelismo tra il New England di Lovecraft e il nostro Polesine), le montagne, i boschi, le foreste, le città d'arte, le città fantasma come Consonno (CO) (una vera e propria Silent Hill italiana).

Eppure i pochi che ancora sfruttano la potenzialità del Bel Paese sono giovani cineasti indipendenti che riescono a far circolare i loro lavori solo attraverso la rete. Tra i tanti Lorenzo Bianchini (Custodes Bestiae) i cui lavori sono stati distribuiti solo in Friuli; Ivan Zuccon (L'Altrove, La casa Sfuggita, Nympha, Bad Brains), costretto a girare i film in lingua inglese e a distribuirli attraverso la Germania; Stefano Bessoni, il cui Imago Mortis (2009) è stato proiettato per pochi giorni in qualche cinema (forse). Come loro ce ne sono altri ancora che non hanno la possibilità o i mezzi per emergere, costretti da un lato dalla distribuzione che preferisce proiettare film di sicuro incasso (cinepanettoni, remake, sequel, sequel di remake, film di adolescenti con problemi, film di adolescenti che scoprono il sesso, film di famiglie con problemi con figli che scoprono il sesso) o che hanno vinto premi in concorsi che accolgono solo film politicamente corretti (film contro l'intolleranza, film contro il nazismo, film contro l'omofobia, film contro nazisti intolleranti omofobi che scoprono il sesso) o che giungono quasi sempre da nazioni che non hanno una storia cinematografica particolare (Albania, Iran, Filippine, Cile, Kamchakta).

Questo è ormai ciò a cui si è ridotto il nostro cinema e le nostre sale cinematrografiche, la stessa televisione (pubblica) trasmette con il contagocce questi vecchi film di indubbia qualità, spesso tagliandoli, terrorizzata com'è dalla spada di Damocle del MO.I.GE. Ma come possiamo lamentarci quando lo stesso "maestro" del cinema horror italiano sono ormai venticinque anni che non dirige un film all'altezza della sua fama, riuscendo anche nel tentativo di rovinare la trilogia delle Madri con un terzo capitolo (La Terza Madre) inguardabile infarcito solo di sangue, donne nude e assurdità di vario tipo.

Purtroppo dobbiamo arrenderci alla ragione di stato per cui noi italiani veniamo ricordati all'estero solo per le pellicole degli anni '50, '60, '70, dal neorealismo di Pasolini, Scola, Visconti al cinema artistico di Fellini, dagli spaghetti western di Leone e Corbucci ai poliziotteschi di Lenzi e Castellari, dal gotico di Mario Bava al thriller e l'horror di Argento. Dopo di loro più o meno il nulla, ringraziate se volete Castellano & Pipolo, Moccia, Muccino, i Fratelli Vanzina, Neri Parenti e Pieraccioni ma non dimenticate la legge del mercato: se Boldi & De Sica hanno battutto Star Wars, Spiderman e Il Signore degli Anelli nello stesso anno qualcosa vorrà pur dire."


Argomento vecchio. Trito e ritrito. Ma leggerne in questi toni è sempre un sacrosanto piacere.
Nel frattempo si spera che qualche setta esoterica impiantata nei vari hinterland caotici della penisola e qualche killer pazzoide e sanguinario nascosto fra i colli e le nebbie si armino per azzerare il presidio commerciale dei vari troioni, fighette e figaccioni da pellicola.

P.S. La Casa Sfuggita di
Ivan Zuccon è tipo uno dei migliori horror sovrannaturali degli ultimi 20-25 anni.

Vaccini...

11.1.10

...è l'argomento di questi giorni ma in realtà voglio parlare di un'altra cosa.


Le seguenti dosi farmaceutiche operano contro i tremendi super-hero/epic/TV-revival/post-modern/iper-sbudell/use-less/nerd-generation movies che stanno infestando le nostre sale cinematografiche.
Manco fosse l'ebola.


The Dark Night e Batman Begins
Ovviamente, un punto di partenza di tutto rispetto per contrastare l'immunodeficienza comico-cinefila.

Batman The Animated Series.
Leggendaria serie a cartoni animati? Di più. Capolavoro dell'animazione seriale? Ci siamo quasi. Punto di arrivo del linguaggio di animazione che invade, travolge e rinnova la forza comunicativa dello suo stesso pater litteratorum con un effetto boomerang mai visto (colpa di una certa coppia Dini-Timm)? Esatto.
Ed oltre alla serie animata vera e proria mamma Warner Bros. ha deciso di infilare una manciata di assolute perle lungo questi ultimi vent'anni.

Batman: La Maschera del Fantasma - E qui si bagnano le mutande. Ispirato un pò alla lontana alla saga Anno Due ma la differenza tra lo sceneggiatore Barr e la succitata coppia dei miracoli è, diciamo, SPAVENTOSA.
L'aspetto grafico è quello della serie animata.


Batman Beyond: Il Ritorno del Joker - Bruce Wayne va in pensione e affida il ruolo ad un giovane scavezzacollo, nel frattempo l'uomo che ride torna con una serie di colpi in grande stile e ci prepara un finale che è "come quando ti spara col pistolone grigio ed esce la bandierina BANG ma poi il proiettile c'è davvero".
La storia è di Paul Dini. E via che si sborra di nuovo nelle mutande...
La grafica stavolta verrà riutilizzata nell'ottima serie Batman Beyond. Occhio che la versione italiana del film è censurata, vi raccomando di scoprire il perchè.

Batman: Gotham Knight - Tributo multiregistico all'uomo pipistrello. Parecchio asiatico a dire il vero, tranne che per un paio di tizi che si fanno chiamare Rucka e Azzarello... Troppo emozionante. Tenete il Lexotan sul comodino.

The Batman Superman movie: World's Finest - Luthor assolda il Joker per fare fuori indovinatechi?-man, ovviamente Wayne passa per Metropolis proprio in quei giorni. Ed ecco che parte la ola. Grafica della TAS aggiornata alle ultime serie.

Superman/Batman: Public Enemies - I contenuti sono un pò da telenovela Loebiana ma il ritmo è spaventoso e certe suggestioni ti rimarranno in testa per sempre.
Design ultra nuovo (mezzo sic). Il risultato è molto ollivudiano
ma quelli di ollivud per fortuna non lo sanno.

Bat-argomentando, quanto sopra è il meglio che si può trovare. Cercando ancora un pò si possono scovare altre cosette davvero meritevoli.


Ma non di soli ratti vivrà l'uomo, per cui concludo con un'ultima dose di supereroismo d'eccezione.



Me l'hanno consigliato caldamente ma io non ci credevo. Poi, in un'esagerazione di fiducia, l'ho visto.
Che perla.
E' un film fichissimo, con un paio di scelte nella colonna sonora che fanno alzare in piedi ed un finale che, bèh, da solo giustificherebbe tutta la pellicola anche se fosse una compilation di cagate a spruzzo.
Insomma... SE E' PROPRIO NECESSARIO, NEL VENTUNESIMO SECOLO, INSISTERE IN ALTRE TRASPOSIZIONI/TRASFUSIONI CINEMATOGRAFICHE, ALMENO FACCIAMOLE COSI'!
Ed infine, come non menzionare Tony Stark, semplicemente il perfetto Robert Downey Jr.
Cioè, no, scusate, volevo dire il contrario...



Ad Aprile il seguito. Andiamo tutti a vaccinarci, cazzo.