Questo blog genera un impatto sociale minore di zero!

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Corri Gesù, CORRI!!!

31.3.10
(Titolo del post liberamente ispirato da "Jesus Gump")

Per noi, inguaribili Nerd (aspetta, NERD A CHI?), il 2d "pixelloso"rappresenta l'elemento nostalgico per antonomasia.
E' buffo come una serie di pixell allineati quel tanto da dare un accenno di contorno vagamente riconducibile ad una figura familiare riesca ancora a suscitare, probabilmente solo ad una determinata generazione, un senso benefico altrimenti raggiungibile solo attraverso l'abuso di droghe specifiche.
Ovviamente faccio riferimento ai classici "scatoloni-ludici monouso" che, nei primi anni cupi della nostra esistenza, ci sottomisero a tal punto da indurci a bollare qualsiasi altra cosa analoga, ma nel contempo dissimile, col marchio dell'obsoleto.
Da un po' di tempo a questa parte, quasi come se fosse una forma di ribellione rudimentale all'iperrealismo proposto dalle console di nuova generazione, un discreto gruppo dei già citati "nerd nostalgici" sta riproponendo, in una variopinta varietà di salse, quel 2d pixelloso che, a quanto pare, non vuole cedere all'abbandono forzato del sipario videoludico.

Ed è proprio tra le file vetuste del retrogaming più puro che fa la sua comparsa il titolo Run Jesus Run! A.K.A. The 10 second Gospel di Molleindustria.
Un giochino che, per certi aspetti interessanti, strizza l'occhio alla blasfemia pura, quella "senza condizionale" per intenderci.
In 10 secondi di gioco si ha modo di rivivere i momenti salienti della vita del Cristo. La nascita, il miracolo della resurrezione, la camminata sulle acque, la tentazione, l'ultima cena ed infine (SPOILER!) la crocefissione. Per farla breve, la corsa furiosa di Gesù verso il suo inevitabile destino.

Ora ,con molta probabilità, vi starete chiedendo: " che c'è di tanto divertente in un gioco che, oltre ad essere apparentemente blasfemo, è pure brutto a vedersi (se confrontato con la vostra "Pleistescion", ovviamente!)?". La risposta è tanto evidente quanto obsoleta.

-E' un 2d rudimentale, di quelli che ti richiamano alla memoria dolci immagini estrapolate dal Commodore, Colecovision, Atari VCS ecc.
-E' frenetico, immediato, elementare.
-E' semplice ed essenziale.
-E' nostalgia pura, del tipo che non trovi nella sezione "usato" dell'EBGames.
-E' arte, ergo creatività folle a go go.

Perciò, in culo alla "blasfemia". Se un videogame mi porterà all'inferno tanto meglio, c'andrò con la tastiera in mano.

Amen

P.S. Unico neo!? Dura troppo poco.

Si predica bene....

30.3.10

...razzolando male.
E fu così che gli "errori di alcuni" pulirono, come la miglior spugna, i peccati dal manto dorato della Chiesa.


La conferenza episcopale italiana china il capo, accennando un sentito (e sincero?) "mea culpa", di fronte agli scandali dei preti pedofili che hanno investito la chiesa.


I vescovi del consiglio permanente hanno riaffermato la vicinanza e la solidarietà nei confronti delle vittime degli abusi denunciati, rimettendosi, in tutto e per tutto, all'applicazione "rigorosa e trasparente" delle norme penali e processuali canoniche.

Benedetto XVI invita la comunità ecclesiale alla ricerca della verità assumendo, qualora questa fosse accertata, i provvedimenti necessari.

A questo punto mi chiedo...quali, tra i menzionati "provvedimenti necessari", sarebbero i più adeguati per delle bestie nascoste dietro un colletto bianco? La castrazione chimica come affermazione al voto di castità? Oppure la reclusione in carcere, come previsto dalla legge dell'uomo, dove il peggiore dei criminali saprà render giustizia alle giovani vittime degli affermati abusi? Perché, al di la della sacralità della fede, l'uomo è e resta comunque un animale pensante.
Con i suoi difetti incorreggibili, frutti di un momento di svago preso dall'altissimo durante la famigerata creazione.
Sia chiaro, credo in una giustizia divina. Ad un rendiconto finale di tutte le cazzate commesse in vita. Credo ad una giustizia più pura...ma ora siamo sulla terra e prima di tutto credo nella giustizia dell'uomo.




FAIL


Comunicazione ufficiale degli autori ai singoli rappresentanti e sostenitori del Popolo Viola (e affini)






E' inutile cantarsela e suonarsela da solo.
Non esistono realtà parallele ed utopie avanguardiste che possano influire sul mondo reale.
O almeno, non più. Magari un centinaio di anni fa le avremmo sapute creare.

Quando non c'era internet.
Questo mezzo prezioso, Sacro Graal, Leviatano, Pandora del potere informatico.
Excalibur del contropensiero.
Idolo della verità.
Faro della società moderna.




Eppure quando spegni lo schermo ti ritrovi al buio e per trascinare la tua carcassa il dito indice non basta più.

Ma se ti serve, puoi trovare facilmente un dito medio.


E anche un altro.



Quello che ci vorrebbe ora è un pò di allenamento al sacco.


You can't go out into space...

27.3.10

L'ho sentito ieri per radio...e ho faticato a crederci.

Dennis Hooper (73 anni), uno dei più grandi attori della storia del cinema, è malato di cacro alla prostata. Malattia che, come tutti ben sappiamo, ha un' unica, tragica, via d'uscita.
In più si aggiunge la drammatica "aggravante" che Dennis, causa età/fisico, non è in grado di sostenere alcun tipo di trattamento chemioterapico...fattore che dimezza di gran lunga la speranza di averlo tra noi ancora per un po'.

A questo punto l'unico pensiero che va spandendosi nella mente è un "
porca puttana" grande come un quartiere dell'hinterland milanese.

Io venero quest'uomo. E' il simbolo sempreterno dell'anticonformismo made in USA. Il "cattivone" per antonomasia. Il filosofo "schizzato". Una molecola di DNA impazzita.
Quest'uomo è il cinema. Quello che noi conosciamo a memoria e che riveriamo con forza e costanza.
E il cinema da lui rappresentato lo omaggia di rimando, conferendogli una stella al valore nella Walk of Fame di Hollywood. Un modo come un altro per dire "siamo con te Dennis, ora e sempre...cazzo".

RECE - Shutter Island

26.3.10


In questi giorni ne ho sentite di tutti i colori.
Che Scorsese è "
un regista mediocre" ( ai sensi della legge n. 196/03 non comunicherò il nome dell'eretico in questione), che DiCaprio è un "bimbominchia figo" (36 anni, alla faccia del c***o!), che Shutter Island "non è un film horror"...ed è vero! Non lo è.

La trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Dennis Lehane è, in realtà, quanto di più lontano vi sia dallo stereotipo di "horror classico"...per intenderci, quello godibile a suon di "birra e pizza" nelle serate buie e tempestose.
E' un thriller psicologico accademico. Del tipo che leggi solo sui libri, preciso, completo e raffinato.

Scorsese ci propone, con somma maestria, una stimolazione intracranica lunga 138 minuti. Un bisturi che seziona le parti più ombrose della mente umana. Un intervento complesso, portato a termine a pieni voti in tempi record. Dalla sua ha un DiCaprio sempre più maturo e consapevole del proprio ruolo. Lontano dalla "prima donna" proposta da Cameron in Titanic e meno banale del Vallon di "Gans of New York".
Un
Ben Kingley fin troppo abile nelle sue vesti oltremodo misteriose e un Max Von Sydow che potrebbe permettersi tranquillamente il lusso di non recitare (come di fatto accade) tant'è lunga l'ombra della sua esperienza.


Oltre alla bravura inconfutabile di un maestro pluriaffermato e un cast di tutto rispetto c'è il supporto, essenziale, di uno scenario e una fotografia speculari della follia che troneggia sull'isola della paura. La pioggia incessante detta il ritmo degli incubi che tormentano il passato ombroso del protagonista Teddy Daniels. L'inospitalità lugubre di un manicomio giudiziario rievoca costanti analogie con scenari bellici, propri dell'epoca, fin troppo evidenti. Gli scogli, invece, segnano fin da subito i limiti di un'isola che non può e non vuole essere abbandonata.


Dulcis in fundo troviamo una colonna sonora spiazzante. Folli digressioni nell'elettronico sperimentale intercedono al ritmo "classico" e appropriato proposto dagli archi e dal pianoforte.
Come sempre, nulla è lasciato al caso.


A conti fatti Shutter Island mette volutamente lo spettatore in una condizione di rigetto della realtà, per quanto brutale e violenta possa essere. Un'apologia del concetto "la follia genera distruzione, ma anche autodistruzione". Una scala a chiocciola che conduce all'accettazione della follia come costante quotidiana, tragicamente pura e tristemente incurabile.


Le idi di marzo sono passate

23.3.10


Dalle ultime di inizio settimana (con immagini a caso):





1) La bomba da 3 di Baràk: riforma sanitaria approvata dalla Camera.







2) Google mette un portale in culo alla Cina.












Insomma [gesto dell'ombrello, ndr]




Civiltà vs Minchia-pecore
3 - 0





P.S. sia chiaro che in questa sede nessuno ma proprio nessuno nutre qualcosa contro gli omosessuali in sè per sè, non ne abbiamo motivo, piuttosto credo sia doveroso sottolineare che ciò che penso della !"£$%&/()="Cultura Gay"=)(/&%$£"! (ossimoro, paradosso, espressione per cui un numero di virgolette tendente ad infinito non sarebbe comunque sufficiente) sia in assoluto equivalente a ciò che penso del Commercio Equo e Solidale oppure del neonato movimento di protesta contro il gatto in umido di Bigazzi.

Cioè che se lo devono adare a prendere tutti quanti nel culo.

"Ma i ghèi saràn contentissimi..." dici tu.

"Bene" dico io.
Anzi, benissimo.


E poi vi chiederete perchè (ma davvero, perchè?) di fronte a conquiste importantissime come le prime due di cui sopra mi sia venuto da dilungarmi proprio sul banalissimo argomento deigghèi.
Vi rispondo che è per un semplice fatto di popolarità; giacchè di fronte alla prime due notizie al massimo si annuisce ma è dopo aver letto la terza, e la mia reazione ad essa, che gli animi si infiammano, giusto?

Popolarità appunto, la caccia all'omofobo-antiprogressista è davvero molto diffusa da un decennio a questa parte. Uno sport ampiamente praticato.
Il Vostro sport.

Non il mio.
A me piace la passera.
Il gatto (e se non capite questa siete proprio busoni).
Ed il kung fu.







RECE: Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il ladro di fulmini

22.3.10


Mi è sempre piaciuto Chris Columbus.
Ha un modo tutto suo di descrivere avventure "bizzarre" ricamate su giovani protagonisti più o meno dotati. Un modo che, per molto tempo, ha primeggiato, per stile, in capolavori del calibro di "Tutto quella Notte", "Mamma ho perso l'aereo", "Mamma ho riperso l'aereo", "Mrs Doubtfire" e i primi due capitoli della saga Harry Potter. Opere d'arte che qualunque figlio degli anni novanta può associare comodamente alla propria infanzia senza dover nascondere qualche lacrimuccia di commozione/devozione.

Ora, se da un lato Columbus è indiscutibilmente uno dei re del cinema dell'infanzia dall'altro è la vittima prediletta della sua passione.

Una passione che è sfociata nell'oceano della mitologia moderna rivista dallo scrittore statunitense Rick Riordan e che, a quanto pare, ha fatto faville in tutte le librerie del globo. Percy Jackson e gli dei dell'olimpo è la saga di un giovane semi dio moderno (figlio di Poseidone) alle prese con piccoli/grandi disguidi avventurosi maturati nel microcosmo delle antiche divinità greche.
Un'idea piuttosto originale che ha immediatamente stuzzicato l'insaziabile voracità della Fox per il genere fantasy-famigliare.

E allora che si fa? Si recluta il campione d'incassi del genere, lo si arma di una
giovane star più o meno temprata (ma sicuramente clone del moccioso Zack Efron) e si imposta il "circo" sulla scia del successo di Harry Potter (partendo dalla grafica del manifesto!). Il tutto, quindi, diventa un'unica pretesa di ricalco della vecchia gloria magica. Maghetti e serpenti si convertono in semi dei teenager e divinità greche con tanto di felpa con cappuccio. Hogwarts diventa un campus estivo, dove la competitività violenta regna sovrana e il sunto del passatempo migliore è perfettamente traducibile in "chi si accoppa per primo!?". Grandi star del cinema si adeguano al ruolo di comparse, come la divina Uma che si sacrifica al misero ruolo di "testa mozzata letale".

Insomma, un prodotto nettamente al di sotto delle aspettative coronato da una sceneggiatura scialba e sicuramente vittima dei suoi stessi tagli. Non avendo letto il libro non posso dire con precisione quante e quali parti siano state sacrificate per favorire una resa cinematografica che non sconfinasse dai 120 minuti. Quel che posso dire è che fin dai primi 20 minuti di film si nota una velocità narrativa innaturale e sicuramente confusionaria.


Da spettatore pretenzioso e ben abituato mi aspettavo nettamente di più. Perciò, caro Chris, lasciatelo dire...questa volta hai davvero toppato.

The Whip and our Body

18.3.10


Riporto l'articolo di Massimiliano Parente per Il Giornale, pari pari a come l'autore l'ha pubblicato e condiviso su feisbuk:


"Quanto è rispettato uno scrittore oggi? Dove andrebbe Pasolini oggi, per esempio a presentare un film o un libro, se dovesse andare in televisione come ci andava nell’era democristiana, quarant’anni fa? Da Vespa, a parlare di Berlusconi? Da Santoro, a parlare contro Berlusconi? A Ballarò, per dire che non si parla di Berlusconi? Dalla D’Urso, a non parlare di niente? Sull’Isola dei famosi sicuramente no, anche perché il famoso Denis Alan si chiederebbe, come ha chiesto a Sandra Milo aggrottando le sopracciglia: «Pasolini chi?». Ci voleva l’acqua torbida di alghe di un’isola e la cartina tornasole del sole del Nicaragua per rispecchiare l’andazzo generale, per mostrarci l’ultima spiaggia dell’intelligenza e l’arroganza dell’ignoranza. Bisognerà, alla fine, ringraziare Simona Ventura per l’esperimento, per aver imbastito il triste reality del più grande scrittore italiano vivente sulla più piccola isola di italiani ignoranti viventi, ancorché famosi, per carità, dove l’ultimo tronista rimbecca lo scrittore: «Ao asmetti da scrive’ libbri, asmetti da legge’». D’altra parte, la televisione generalista è un circolo chiuso dove o si balla o si canta o è politica o è calcio o è reality, i libri sono ridotti in pillole. E tutto questo senza che qualcuno, prima o poi, se ne esca con un romanzo, specie se famoso per altro, da Daria Bignardi a Vinicio Capossela a Walter Veltroni (proprio Busi, quando era ancora “lo Scrittore”, osservò come è difficile trovare qualcuno che non abbia scritto un libro e che ne abbia letto almeno uno), e non si capisce bene per darsi quale allure, visto che la cultura conta zero. O forse proprio questa è la ragione, un libro vale l’altro, e allora perché no? A proposito di Zero eccone un altro sull’isola del niente, un giovane Zero, biglietto da visita “figlio di papà” (una volta era un insulto, invece questi si presentano con i papà stampati sulle magliette), a rimbeccare lo scrittore «Avessi scritto tu quello che ha scritto mio padre...». D’accordo, Aldo Busi sarà pure un rompicoglioni, e sarà pure ormai vedova di se stesso, e ci si sarà pure infilato lui lì, complice e autoilluso e forte dei suoi lustrini più che dei suoi capolavori. Ma, si capisce, se anche ci fosse stato Leopardi lo avrebbero deriso per la gobba dandogli dello sfigato (come è successo nella trasmissione “Il più grande italiano” di Fachinetti, ex isolano anche lui), e paghiamo il canone per dare da mangiare a queste nullità. Giordano Bruno Guerri era stato ottimista, pensando che Busi avrebbe portato la cultura in televisione, mentre è avvenuto il contrario, la televisione ha portato l’ignoranza intorno allo scrittore. E non solo intorno allo scrittore. Ai famosiperniente non frega niente di niente e di nessuno, non dico dei romanzi dello scrittore, ma neppure di fare una domanda, dico una, alla vispissima settantasettenne Sandra Milo, tipo un «Com’era lavorare con Fellini?». Come nella narrativa che scala le classifiche, dietro non c’è nulla, esiste solo il presente. Quindi una trasmissione educativa, meglio di un documentario sul National Geographic Channel. Intanto in studio, su Rai due, al pomeriggio, imperversano i dibattiti. Il tronista Interrato difende il tronista Mastrocoso maltrattato dallo scrittore: «Capirei ci fosse stato Veronesi o Dulbecco, ma uno scrittore non dà nulla all’umanità», papale papale, e intorno non vola un mosquitos, nessuno risponde al tronista, perché sul piano della famosità vince chi è famoso perché sta in televisione, non perché sei famoso per qualcosa, e quindi il famosoperniente è più popolare perché più furbo nel paese del “fatti furbo”. Se ai vostri figli chiederete cosa vogliono fare da grandi risponderanno «Essere famosi», quindi mandateli dalla Ventura, mandateli sull’Isola, mandateli dalla De Filippi, mandateli al Grande Fratello, mandateli affanculo e asmettete da falli legge’, asmettete da falli studia’, anzi, per favore, voi del governo, vietate per legge la letteratura, proibitela di fatto. Solo Barbara Alberti, scrittrice, in collegamento da Roma, rinchiusa in una scatola, protesta eroicamente contro Interrato («Un giorno ci spiegherà cosa dà lui all’umanità») ma nessuno la sente perché, come cantano i Talking Heads citati non a caso in epigrafe di American Psyco di Bret Easton Ellis: quando tutto andava a catafascio, nessuno ci faceva tanto caso."




La domanda spontanea che sorgerà in alcuni sarà "E a me che cazzo importa!?!?".

A questi distinti alcuni vorrei rispondere che, si sa mai vi capiti di staccarvi dal vostro amato monitor e andare a lavorare, vi accorgerete in fretta che una gran parte dell'umanità quando torna a casa ha giusto il tempo (o la voglia?) per mangiare, rassettare ed addormentarsi di fronte alla televisione.
Quella televisione.

In men che non si dica vi troverete circondati da morti viventi schiavi della procedura, della cifra, del budget per i quali la cultura ha davvero un valore infimo rispetto al SUCCESSO (il denaro, la fica, la camicia aperta in diretta tv...). Non vi servirà chiedervi se questo sia legittimo, colpa della "sozzetà" o effetto di una volontà, scelta precisa del singolo, perchè sarà, semplicemente, ciò che è.

E a questo punto vi importerà eccome.
Perchè la maggior parte della popolazione italiana è di quella specie lì.
Vi troverete soli, alieni, abbandonati a voi stessi al centro di una mandria di zombi che, proprio in quanto mandria, si muoverà sempre in funzione dell'animale più lento e meno dotato.
E vi trascineranno come cadaveri.
Spintonati.
Calpestati.
Frustati.
Frustrati.
Villipesi.
Appesi.




Ladri e puttane...

12.3.10
Per dirla alla Lucarelli; "Soffermiamoci sulla prima categoria...la seconda la riprenderemo più tardi."

Tutti sono in grado di rubare. Pochi sanno farlo con stile.Quel che è incredibile è come la grande N (Nintendo, ndr.) si sia fatta "sciacallare" impunemente le principali idee rivoluzionarie poste a sostegno di una console altrimenti debole e vulnerabile.

Sicuramente il caso più eclatante è stato il furto del concept Mii da parte di Microsoft che, con qualche ritocco leggero, ha saputo riproporli sotto le mentite "vesti" di Avatar ( senza dover abusare necessariamente del blu).
Ma finchè si parla di alter ego virtuali il beneficio del dubbio può essere concesso.
Quel che NON deve essere concessa è la LADRATA MASTODONTICA di una periferica che ha segnato l'incipit di una nuova interazione videoludica. Parlo ovviamente del Wiimote...ora ribattezzato in Playstation Move da quella gran LADRA di Sony.



C'è tutto, ma proprio tutto! C'è il classico laccetto di sicurezza (Nintendo e relativi incidenti domestici insegnano!)...

...il collaudatissimo grilletto posteriore e dulcis in fundo....


...il "magico duo".
Quel che non riesco a spiegarmi è la presenza (sospetta!) di una lampadina da 100 w sulla capa del primo controller...del resto si sa! A Sony piace copiare "strano".
Adesso, qualcuno è in grado di giustificarmi una ladrata simile? Capisco il bisogno spasmodico di Sony di dover, in qualche modo, contrastare l'ormai prossimo avvento di Natal su 360...ma qui si parla di pirateria nuda, cruda e violenta.
Dove sta l'originalità!? Poi uno dice; "faranno sicuramente dei giochi alternativi"...ma a conti fatti la prima scelta è sempre la racchetta...



Riprendendo il discorso delle "puttane"...vuoi vedere che Nintento ha venduto "la mazza" perchè ha messo qualcosa di nuovo in pentola? Chi vivrà vedrà.

P.S.
Ma quant'è brutta la grafica di questo ping pong!!!? 1080 p buttati nel cesso.

Figure di merda....

10.3.10

I L.A.Lakers vincono sui Raptors per 109/107.
Nulla di strano, se non fosse per l'intervento fuori campo del "genio" Lapo Elkann ad 1'48'' dalla fine dell'incontro.
Vedere per credere...




P.S.

D'altronde, LUI di palle se ne intende!

Ti piace vincere facile!? Bonci bonci bo bo bom....

8.3.10

Qual è la ricetta per vincere il premio più ambito di Hollywood?
Chiedetelo alla famiglia Cameron, o nella fattispecie del caso ad una sua ex componente.
Perchè dall'alto dei suoi 6 Oscar la cara signora Kathryn Bigelow ha finalmente dimostrato al mondo, in particolar modo al suo ex marito James Cameron (tié!), che la paraculata d.o.c. premia, sempre.

Certo, 40 giorni nell'inferno delle bombe irachene sono sufficienti a idolatrare qualsiasi martire di una guerra che, negli ultimi anni, ha esteso prepotentemente quel limite invisibile che si cela tra il coraggio e l'alienazione.
The Hurt Locker è il vessillo, nonchè la conferma assoluta, di un' equazione "patriottica" che riporta il pensiero americano al confronto con una guerra vecchia di 35 anni. Un "gioco" semplice e spudorato, oserei dire quasi banale. Perchè su 131 minuti di film solo 10 rispondono al quesito "è una guerra giusta, doverosa, o è solo un'attitudine?". I restanti 121 minuti si destreggiano "pesantemente" tra una serie di azioni drammatiche e riflessioni inconcludenti.
Un film che, a mio avviso, è risultato "pomposo"e forzato. Un film che premia la "schiavitù al pericolo", galvanizzando i giovani patrioti neofiti. Un film pericoloso...tanto quanto le bombe che vuole disinnescare.

"Intanto si becca 6 Oscar. "

E il western futuristico di Cameron? Solo 3.
Tre Oscar inutili, che potrebbero perfettamente fondersi in un unico premio che recita "però, che effetti!". Fotografia, scenografia e visual effects sono tre modi diversi per esprimere un unico concetto...ergo James (moralmente) porta a casa una sola statuetta, consolandosi però ampiamente con un botteghino che implora pietà.

In definitiva una premiazione che scavalca il contesto primario, decretando il vincitore di una disputa a due famigliare. Comunque la Bigelow ha giocato sporco (soprattutto alla vigilia della festa delle donne).
Chi invece ha "giocato pulito" è stato premiato a dovere! Come il grande e "anonimo" (almeno prima dell'avvento di Tarantino) Cristoph Waltz, che si becca una statuetta come "miglior attore non protagonista" ("non protagonista" un paio di palle!!), il rinato Jeff Bridges vince come miglior attore protagonista in Crazy Heart e il team di Up che porta a casa ben due statuette per la colonna sonora (italiana!) e l'animazione.
Per il resto, vince il sesso "debole". Volutamente? Ai posteri l'ardua sentenza.




Io Ho Paura

5.3.10


...e per forza! Con certe cose che si scoprono...

No, ecco è per dire che a breve ricominceremmo anche a postare ma gli impegni sono tanti, le sfighe di più, per i colpi di scena ci stiamo attrezzando.

Nel frattempo seguite l'hint del titolo finchè non trovate qualcosa di molto interessante.


Fhtagn!