Questo blog genera un impatto sociale minore di zero!

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

...ma per seguir virtute e canoscenza.

10.10.09


So di essere un bel pò in ritardo.
Lo sfogo per l'inaspettata dipartita di
John Doe si è già manifestato nelle forme che più si addicono ai piccoli grandi imprevisti della vita. Il "milkshake" di lacrime, proteste e petizioni è stato consumato all'ombra di un concerto costituito da plausi sordi e tutti, chi di più chi di meno, ne hanno goduto. A questo punto mi chiedo: ma ha ancora senso parlare di come un "piccolo" personaggio sia stato in grado di mutare irreversibilmente il percorso evolutivo del fumetto italiano?

Dare una risposta da superficiali richiede, in realtà, un notevole sforzo.

Istintivamente verrebbe da dire no.
Il percorso scelto per "l'Antieroe" di
Bartoli e Recchioni è sempre stato inconsciamente minato. Un sentiero evolutivo che a volte assumeva tratti volutamente forzati e che puntava, con la medesima perseveranza e ostinatezza di un toro messo al cospetto di un drappo rosso, verso le vette più alte dello scibile. Arenarsi nella medesima "fiamma infernale" inflitta ad Ulisse nel ventiseiesimo canto dell'inferno come pena per la sfida lanciata dall'uomo ai limiti imposti dal divino era inevitabile.
Eppure il gran"furor di popolo" mosso contro l'imprevista decisione dell'
Eura dimostrerebbe il contrario. Il biglietto per il grande spettacolo veniva pagato da tutti, in silenzio. Le sporadiche critiche non bastavano a zoppare la falcata cieca di John. Insomma, alla gente piaceva.
Piaceva per il suo spudorato affronto constante ai cannoni convenzionali. Piaceva perchè era facile immedesimarsi in un personaggio che non è mai risultato essere "sociopatico" e/o eccessivamente eroico. Lo "tsunami" di citazioni che innondava le vicende riuniva passioni e menti dissimili...ma nel contempo comuni. Forma e sostanza pareggiavano finalmente i conti.


Eppure la serie è stata liquidata con leggerezza.

Una leggerezza inquietante, di quelle che mettono in forte discussione l'avvento di un domani già dato per scontato. Perchè molti boicotteranno quasi certamente il continuum della saga sulle pagine di Skorpio. Perchè nulla sarà più come prima.
E non è solo colpa di un formato ridotto ai minimi termini. No. E' colpa di una visione assolutistica che si è spenta al cospetto di un miraggio che mostrava un' oasi perennemente prolifera. Novantanove numeri non sarebbero bastati a saziare una sete olistica di conoscenza. Novantanove numeri di continue scalate verso il potere, viene da chiedersi cosa avremmo trovato al di là dei confini cosmici.
Ma in fondo è meglio così. Fermarsi in bilico al confine dello scibile.

So long John....




AGGIUNTA di Greg:
Sono davvero spiacente di dover sporcare un post così "sentito" e così meravigliosamente iperbolico.
Ma dopo che io e Red ci siamo arrabbiati e sfogati sulla faccenda nei giorni seguenti al funesto annuncio Eura e dopo i vari mesi passati ad aspettare che JD, la serie italiana che ha riacceso in noi la passione bruciante per il fumetto, ritornasse ai fasti delle prime due serie, mi sembra dovuto rendere corale la riflessione del post e dire la mia.


Sarò brevissimo: al di là di certe scelte strategiche e di trama che hanno mostrato il fianco in maniera davvero troppo infantile negli ultimi 25/30 numeri, il gusto nella lettura di JD è stato contraffatto dal continuo ripescaggio fra i rifiuti mediatici degli anni '80, '90 e inizio duemila. Si tratta della spazzatura che, a suo tempo, ha contribuito a rendere certe buone idee filmiche, tele-filmiche, videoludiche e fumettistiche delle autentiche stupidaggini. Una spazzatura che, si evince, è conservata abbondantemente fra gli scaffali e gli scatoloni del duo Recchioni-Bartoli.
Cibandosi di essa un personaggio geniale ed il suo incredibile universo hanno gradualmente perso l'identità (ma chi è quel pirla capellone della terza serie?), la bellezza, l'originalità, le idee, il fascino, la potenza espressiva, il carattere, il disegno, il sentimento, la musicalità, l'unicità, la voglia di vivere, il coraggio, l'ecletticità, l'imprevedibilità, la forza, l'umiltà, il dinamismo, la rabbia, l'amore...

Viene quasi il dubbio che in questi sei anni sia stata costruita un'opera in rovina anzichè essersi rovinata un'opera.

Quale sincero commiato si può esprimere, a parte la totale solidarietà verso lo staff creativo, per una dipartita come questa?


Tutto il commiato possibile.
Perchè in questi giorni si spengono le luci su una delle più memorabili creazioni del fumetto italiano.

0 commenti: