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Bloody Thursday...

19.11.09

Ad un tratto, rileggendo accuratamente il post sulla Meyer, capisco che qualcosa è andato storto.
Sento di dovervi delle scuse.
Sento di dover giustizia ad un argomento che, per rabbia, è sfociato nella "retorica banale", offuscando il motivo primo che mi ha ispirato a sfoderare la spada in difesa dell'universo vampiristico.
Fortunatamente non è mai troppo tardi per rimediare.

Analizzando il fenomeno dell'abusivismo del cliché vampirico è d'uopo porsi preventivamente una serie di domande lecite, tipo:

  • "Perchè sono diventati così tanto banali"?
  • "Dov'è sfociata la vena nobile, raffinata, sanguinaria e sadica che li ha caratterizzati da due secoli a questa parte?".
  • "Perchè il vampiro ha perso tutto tranne la capacità di cuccare?".
Rispondere a raffica sarebbe un suicidio, ma anche un omicidio. Pertanto è cosa buona e giusta partire dalle origini analizzando la figura massima, il "paziente zero" per antonomasia, creata da Stoker.
Quando si parla di Vampiri in termini romantici si tende a vestirli con gli abiti migliori, Stoker in questo fu maestro oltre che pioniere. In "Dracula" l'elemento romantico che troneggia sulla vicenda valorizza e caratterizza il personaggio a tal punto che "l'illecito diventa lecito". Sentimenti come rabbia, vendetta e invidia vengono automaticamente giustificati dal lettore che li reintepreta come mezzi utili e indispensabili per il raggiungimento di uno scopo. Il Dracula di Stoker è un personaggio avido, invidioso e non solo. Egli si mette in testa di essere sfidato e non si placa fino a quando non sente ripagato l'affronto. Si potebbe dire che egli strumetalizza a tal punto il romanticismo tanto da utilizzarlo come arma. L'amore diventa uno strumento di vendetta e la scia di sangue che si lascia alle spalle un manto di petali che coronano la sua vittoria.
In definitiva si potrebbe dire che il romanticismo di Stoker ha contaminato come la migliore delle maledizioni la letteratura e il cinema degli anni a venire che si sono dedicati al tema.
Il vampiro è caduto presto nel vortice del cliché, preda di reinterpretazioni e sconvolgimenti fini a se stessi...o al "vil denaro".
Sono diventati meno astuti e più animali. Sono diventati immuni alla maggior parte delle armi date a disposizione dei comuni mortali. Il sole non li scalfisce anzi..."li bacia" perchè sono belli, pure troppo. Il vampiro è un bello e dannato comune, interpretato da qualche attore "belloccio" che tira la massa e i peli di f**a.
C'è comunque da riconoscergli il merito di non essersi sottratti al loro dovere: succhiano ancora il sangue, mordono (quando gli è concesso!) e nella migliore delle ipotesi pianificano astute vendette per saziare il loro ego.
Resta comunque il fatto che sono vittime della loro natura e di avidi scrittori (scrittrici!).
Sul modello analizzato nel post della Meyer, quello di Twilight, vorrei portare alla vostra attenzione un film di vampiri che reputo essere "sui generis" per molti motivi eppure nel contempo molto efficace.
L'immagine d'apertura del post (per chi non lo sapesse) è presa da "The Hunger", che in italia è passato come "Miriam si sveglia a mezzanotte". Un cast di "fuoriclasse" del calibro di
Catherine Deneuve, David Bowie, Susan Sarandon e Willem Dafoe. Una fotografia magistralmente gestita dal duo Stephen Goldblatt e Hugh Johnson. Una vicenda crepuscolare, filtrata attraverso il tema dell' "amore eterno" che risulta essere fragile e finito anche per l'essere immortale. Perchè nella magistrale rivisitazione del tema vampiresco di Whitley Strieber anche la vecchiaia, e quindi la morte, possono colpire chi per natura non è costretto a temerla.
Un ritratto del vampiro "di classe", affascinate, sensuale ed elegnate che nel contempo conserva e rispetta l'elemento letale che costituisce la loro natura diabolica. Dei vampiri che non hanno nulla a che vedere con il modello Stokeriano o Nosferatu, tendenzialmente più prossimi al modello "reiciano". Comunque l'esempio massimo di stravolgimento del modello classico operato con coscienza di causa e massimo rispetto. Quello, in sostanza, che non è applicato ai giorni odierni a discapito dell'oltremodo allarmante romanticismo "facile" e spaventosamente immediato.
Un film che apre le porte ad una meditazione profonda sul sentiero che è stato intrapreso da molti autori e che molto probabilmente porterà all'estinzione della razza più nobile e sanguinaria che corona da secoli i nostri peggiori incubi (o forse migliori).

Meditate gente...meditate.

P.S.
L'illuminazione la dedico al mio fido compagno di Blog.

3 commenti:

Stardust ha detto...

quando un capolavoro nella sua più alta forma viene compiuto a poco servono re make, scopiazzature figaccioni (!!?) dove??' se mai frocetti. O gnocche potenti affamate di carne (umana) che tentano di recitare. Specchietti per le allodole 12 enni senza senso estetico o senza cervello oppure ultra maggiorenni con il gusto estetico di una talpa.
I vampri quelli veri sono una pietanza per pochi palati. e Mr red caro sei andato a segno.

Doner ha detto...

bravo

Mr RED ha detto...

Diciamo che mi sono state date le coordinate giuste ;).
Thx & Kixxx